Marina Abramovic e l’ideazione dell’arte performativa

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Siamo abituati a pensare all’opera d’arte come ad un manufatto con una forma, come ad una presenza che occupi un determinato  spazio all’interno della realtà, come un oggetto fatto di materia, di sostanze differenti ma che comunque sia in grado di comunicare qualcosa. Oggi con i nuovi mezzi di comunicazione in digitale molti di noi vanno di gran lunga oltre questa semplice concezione ormai passata. Ma se io per un attimo chiudo gli occhi e mi chiedo chi sia stato in un certo senso a rivoluzionare il mondo ed il modo di guardarlo, in tal senso, di sicuro un nome ed un viso tra tanti che mi viene in mente è quello di Marina Abramovic. Nata a Belgrado nel 1946, la Abramovic prima in comunione con il suo ex compagno Ulay, ora da sola ha dato e dà vita alla nascita dell’opera performativa per eccellenza. Marina Abramović ha studiato presso l’Accademia di Belle Arti di Belgrado dal 1965 al 72Dal 1973 al 1975 si mette ad insegnare all’Accademia di Belle Arti di Novi Sad, ed è proprio qui che dà avvio alle sue prime esecuzioni. Già in questi anni la sua fama si allarga anche in Italia presentando a Milano  alla galleria Diagramma di Luciano Inga Pin, l’esecuzione Rhytm 4, in cui lei si presenta, completamente sola, mentre “gioca” con un coltello fino a procurasi del male e poi ricominciareMolte sono però le esecuzioni realizzate prima con il compagno Ulay. Meravigliosa è stata  The Lovers, i due ex compagni trasformarono la loro personale esperienza  della separazione lavorativa, camminando l’uno verso l’altro lungo le due estremità della muraglia cinese.  La separazione dolorosa tra i due risulta il distacco tra due vite condivise ma obbligate a separarsi da una naturale legge di vita.  Entrambi avevano collaborato ad opere come Relation in time, dove per ben 72 ore erano stati insieme legati  per i capelli; come in Brathing In / Breathing Out, nel 1977, in cui, con i filtri delle sigarette che gli occludevano le narici si scambiavano il fiato; in Light/Dark si schiaffeggiavano reciprocamente fino allo sfinimento, così da mostrare gli stati fisici estremi e i limiti del corpo umano; In Imponderabilia del 1977 Marina Abramovic e Ulay collaborano per creare una performance in cui, completamente nudi, fiancheggiano l’ingresso alla Galleria Comunale d’Arte Moderna di Bologna. I visitatori che volevano entrare nel museo sono costretti a passare attraverso i loro corpi, con chiara volontà di vederne il rapporto tra il pubblico e gli artisti.

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Abramovic ed Ulay durante una performance
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Abramovic ed Ulay durante la performance Relation in time
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Abramovic ed Ulay durante una performance
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Abramovic ed Ulay Imponderabilia

Ma Abramovic trasforma elementi della sua biografia in situazioni mentali forti e allo stesso tempo li drammatizza ancora di più quando si distacca dal compagno Ulay. Il corpo diventa autocontrollo ed insieme perdita di esso, femminilità, masochismo, esplorazione del limite, ma anche tradizione del proprio vissuto e riferimento alla guerra nei Balcani: i temi rappresentati nelle performances della Abramović esplorano il rapporto della persona con il proprio corpo, con l’altro e con la società, viene spesso esposto nudo, traumatizzato da colpi e ferite, esaurito in ripetuti gesti massacranti e in danze incessanti, e viene mostrato al pubblico, coinvolgendolo emotivamente e mentalmente. Di fronte alle sue performance non si può rimanere indifferenti, ma anzi sconvolgono, scavano negli animi del fruitore, disturbano, intrigano. La sua prima opera in tal senso da sola risulta essere Rytm 4, in cui, come dicevo sopra, si infligge del male con un coltello, provando i propri limiti ed il dolore fisico e continuando incessantemente. Sua è Rytm 0, in cui lei si è posta nuda, con degli oggetti (una piuma, miele, frusta)  di fronte,  che il pubblico poteva usare su di lei.  Inizialmente il pubblico si è dimostrato timido, ma poi in seguito addirittura si è posto in maniera spregiudicata ed aggressiva, causando ferite ed addirittura ponendo una pistola nella mano dell’artista, in contrapposizione delle donne le asciugavano il viso  dalle lacrime. Ma come dichiarato dalla stessa Abramovic,  una volta alzata, molta parte del pubblico, temendo un contatto diretto è andata via. O ad esempio in un video-performance, Art must be beautiful. Artist must be beautiful  del 1975, Marina Abramovic, partendo dai toni del sussurro fino alle urla, dapprima spazzolandosi ed infine colpendosi il capo e il volto con una spazzola di ferro, si chiede e chiede al pubblico, perché l’arte e l’artista debbano ancora rispondere alla martellante richiesta del bello.

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Abramovic, Rytm 4
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Abramovic, Art must be beautiful. Artist must be beautiful
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Abramovic, Rytm 0

 

 

Nel 1995 con Cleaning that mirror, si pone completamente nuda a contatto con uno scheletro che la ricopre completamente. Questa performance è divenuta in seguito una video- istallazione, dove  Abramovic si siede con uno scheletro in grembo ed accanto a lei vi è un secchio con acqua e sapone. Con la mano destra sfiora vigorosamente le diverse parti dello scheletro. Nell’installazione, ciascuno dei cinque canali è dedicato ad una parte del corpo dello scheletro: i piedi, le mani, le costole, il bacino e la testa. In ognuno dei video, si può vedere un componente della carcassa con una parte del corpo di Abramovic, soprattutto le mani. Non c’è sonoro perché i suoni dell’acqua e del sapone, coma anche quelli del lavaggio e della respirazione sono rilevate direttamente con le immagini.

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Abramovic, Cleaning that mirror II

A metà della sua carriera vince il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia con l’opera Balkan Baroque, in cui l’artista era seduta su un’alta pila di ossa animali mentre le lava con acqua e una spazzola di metallo, con chiaro riferimento all’impossibilità di pulire le coscienze dall’orrore della guerra, non solo quella riferibile al proprio popolo ma a tutte le guerre presenti di tutte le epoche e di tutti i popoli.

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Successivo risulta essere The Biografy , che vede l’artista tornare ad alcuni temi per lei centrali, ripetendo varie performance precedenti e narrando la sua storia biografica su nastro, mostra una bambina nei panni del narratore inserendo dei flussi narrativi in spettacolarizzazioni multistratificate. L’ opera venne rappresentata in diversi teatri a partire dal 1992.

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Abramovic, The Biografy

Ancora oggi realizza diverse opere tra gli ultimi casi abbiamo la performance Nothing, in cui a Londra per 512 ore la Abramovic non ha fatto assolutamente niente! O la collaborazione con Lady Gaga, in cui si è occupata prima del video applause della cantante,  ed ora ha girato un video come promo dove Lady gaga viene mostrata nuda in un bosco tra meditazioni e rituali per la fondazione del MAI (Marina Abramovic Institute) un luogo che al 620 di Columbia Street a Hudson, New York, si occuperà di diffondere il metodo concepito dalla stessa Abramovic, metodo che, basandosi sull’arte e sulla meditazione, è volto ad aumentare la consapevolezza dell’esperienza fisica e mentale. Si legge -i sostenitori della causa, oltre all’eterna riconoscenza dell’artista, potranno godere di alcuni premi speciali. Per solo un dollaro il donatore si assicura un abbraccio da parte di Marina, durante un evento che ha già un nome: The Embrace; per 25 dollari Marina svelerà via internet alcuni trucchi del suo metodo, mentre con una donazione di 100 dollari si ottiene il DVD completo con gli esercizi da praticare per acquisire il metodo, anche spiegato vis a vis via chat per 1000 dollari. Per coloro che decidono di contribuire con la donazione massima, 10mila dollari, ci sono 2 opzioni: l’esercizio del nulla, ossia nulla sarà fatto, nessuna proclamazione o esternazione in merito, oppure la partecipazione all’evento Spirit Cooking with Marina, una cena-evento con l’artista che insegnerà a cucinare le sue zuppe macrobiotiche, cibo per il corpo e per la mente.

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Abramovic, Applause
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Promo del video con Lady Gaga per la fondazione del MAI

In conclusione non solo Marina Abramovic è stata l’inventrice di un tipo d’arte, non solo ha ispirato artisti, critici e storici dell’arte fino ad oggi (compresa me!), ma quando mi viene chiesto se l’opera d’arte è solo un manufatto con una forma o una presenza che occupi un determinato  spazio all’interno della realtà, o un oggetto fatto di materia, costituito da sostanze differenti, ma che comunque sia in grado di comunicare qualcosa bella o brutta che sia, io rispondo NO! Perché? Perché esiste Marina Abramovic!

Pam xxx

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